Conobbi il concetto di Human Factor tanti anni fa lavorando nel mondo aeroportuale. Un settore fatto di una moltitudine di regole, quelle relative alla security erano senza dubbio necessarie ma spesso al limite della paranoia... Chi di noi non ha pensato lasciando ai controlli la mezza bocca di acqua o il nostro amato profumo che si stia davvero esagerando, non riuscendo spesso a dare un senso a tutta questa rigidità. Ma l'argomento è molto ampio e complesso, tanto si è scritto e tanto ancora s'imparerà sull'efficacia di un sistema di prevenzione all'interno di qualsiasi settore, a maggior ragione quello delicato del settore aeronautico. Nel frattempo una cosa l'abbiamo già capita: nelle regole bisogna tenere conto del fattore umano. Non si può calcolare la riuscita di un metodo od un sistema tarando il tutto su simulatori vedi computer ... Noi umani non siamo delle macchinette, le nostre emozioni ed i nostri tempi di reazione fanno la differenza, e nessun sistema sarebbe efficace se non tenesse conto di questo (vedi il film Sally con Tom Hanks, ottimo esempio di quanto incide lo Human Factor). La differenza nei risultati la fa sempre l'essere umano, e questo vale anche nel mondo del vino; climat, terroir e vitigno hanno certamente il loro peso, ma a mio avviso, va tenuta in giusta considerazione anche la mano dell'uomo che fa si che ogni tanto ci capita la fortuna di assaggiare delle vere eccellenze.
Questi sono i pensieri che mi sono venuti in mente mentre lasciavo Domaine Saikouk dopo una fantastica degustazione con Mme Latifa a Saint Seurin de Cadourne nel Haut Médoc. Mentre passeggiavo lungo le sponde della Gironda poco più in là del suo domaine, ho ripassato tutte le sensazioni che ho provato mentre ascoltavo la sua storia ed assaggiavo i suoi vini. Una sensazione netta è stata quella che i suoi vini la rappresentano al 100%, potrebbe tranquillamente girare con una delle sue bottiglie al posto della carta di identità! Mentre mi versava il vino spiegandomi come l'ha pensato, che risultato voleva e le caratteristiche indispensabili per lei per proporlo agli altri (la prima è che piaccia a lei!) degustavo il vino e ci ritrovavo esattamente quello che diceva. Una simbiosi indissolubile tra il suo essere ed i suoi vini.
Latifa è nata in mezzo alle Vigne, il suo papà lavorava per un importante Vigneron di Bordeaux prima in Marocco poi nel Médoc. Fin dall'infanzia come una spugna ha assorbito tutto quello che si poteva imparare su come va trattata la terra, la vigna e come si fa un buon vino: nella scheda del suo DNA, vi è una sequenza dedicata solamente al Vino! Grazie anche al suo mentory Monsieur Jean-Pierre Dupuy, produttore vicino di casa dei genitori di Latifa (come si diceva prima, le persone fanno la differenza) nel 2001 comincia a produrre le sue prime bottiglie trovando così il suo destino fatto di passione e tenacia.
Latifa è un vulcano di energia, grandissima lavoratrice con una creatività davvero fuori dal comune. Infatti, la sua collezione dei vini rispetta la tradizione bordolese ma lascia anche molto spazio all'espressione della sua anima passionale che mette in ogni goccia del suo vino.
Niente appare impossibile agli occhi di Latifa, mentre si passeggia nei suoi vigneti, mi indica un pezzo di terra non ancora lavorato e mi spiega che sogna di metterci una decina di ulivi, sogna di produrre il suo olio di oliva extra vergine... So già che i sogni per un personaggio come lei non si limitano ad un'idea parcheggiata in un remoto angolo della mente, presto passerà all'azione come ha già fatto per il suo eccellente Crémant de Bordeaux (una delle prime ad averlo proposto nella sua zona) e l'aceto balsamico pensato e prodotto insieme ad un piccolo gruppo di Vignerons della sua zona.
Dopo l'incontro con Latifa posso finalmente esternare senza nessuna esitazione la mia personale convinzione che i vini assomigliano a chi li produce. Degustando un vino potremmo immaginare tutto quello che un Vigneron voleva esprimere di se stesso, della sua storia e della sua terra. Il vino diventa uno specchio dove non ci si chiede se si è i più belli e bravi del reame ma se siamo riusciti davvero a trasmettere quello vorremmo raccontare al mondo attraverso il vino.
Latifa mi ha trasmesso tutta se stessa degustando i suoi vini che vi descrivo di seguito, tra le righe incontrerete lei con il suo caloroso sorriso ed il brillante sguardo carico di entusiasmo:
LeBlanc de Saïkouk 2019
60% Sauvignon Blanc - 40% Sémillon
Color giallo paglierino con riflessi verdolini brillante e vivace. Spiccano le note floreali e di frutta bianca seguiti da lievi profumi vegetali che ricordano il timo. Il sorso è deciso grazie ad una bella freschezza con aromi aciduli ed un finale aggrumato, il Sémillon mitiga il Sauvignon blanc dando ampiezza di profumi ed una spalla di morbidezza nel finale.
Vino ottimo come aperitivo inizio cena ed in accompagnamento a crudités di pesce.
Crémant de Bordeaux - Collection SAIKOUK
Cabernet Franc - Merlot
Sommate il il mio debole per la bollicina méthode champegnoise e l'altro mio debole per il Cabernet Franc e capirete che mi sono persa (o ritrovata...) in questo calice! diciamo che non l'ho solo degustato, l'ho proprio bevuto!
Bellissimo color Peonia intenso e cristallino, bollicina fine e persistente; subito esplodono all'olfatto intensi profumi di frutta rossa croccante come la marasca ed i lamponi seguiti da note di violette, peonia e rosa con un piacevole finale che ricorda il pane fresco (baguette appena sfornata in questo caso!). Un vino ampio che si conferma al palato con una freschezza straordinaria, la frutta è regina nel calice, una beva che non stanca ed invita a degustare questo vino fino all'ultima goccia.
Ogni momento è valido per questo vino (si è capito che mi è piaciuto molto no?), da solo o in compagnia vi darà soddisfazione. Aperitivo, inizio e durante una cena a base di pesce, carne bianche, lasagne, risotti e formaggi .. questo vino si abbina bene a miriadi di piatti di tutte le gastronomie Francesi e non!
SAIKOUK Médoc 2018
Appellation Médoc contrôlée 50% de Merlot et 50% de Cabernet
Un taglio tradizionale della regione Bordeaux dove Latifa da il suo tocco di femminilità che rende questo vino molto piacevole e per tutti i palati. La prima cosa che spicca è l'etichetta di color fuxia intenso, in contrasto con le classiche etichette di nomi e chateaux francesi. Latifa vuole colpire e ci riesce, impossibile non notare questo vino nelle vetrine e cantine dei suoi clienti.
Color rosso rubino con riflessi granati limpido e luminoso, si apre immediatamente con un intenso bouquet di frutta nera in particolar modo il ribes. Aperto nel calice rilascia ancora note raffinate di spezie e tostatura. I tannini sono rotondi e ben integrati e la freschezza è ben dosata rendendo il sorso piacevole e con finali persistenti dove la frutta nera continua a farla da padrona, Un vino estremamente riuscito con l'unica pretesa di essere apprezzato nel suo immediato ed a mio avviso può regalare ancora molto con ancora con qualche anno in più in bottiglia.
Perfetto abbinamento con grigliate di carni rosse e piatti orientali speziati.
Le "O" de Saïkouk 2016
Appellation Haut Médoc contrôlée
50% de Merlot, 45 % de Cabernet, 5% de Petit Verdot
Dovessi dare un aggettivo toscano a questo vino direi che è una vera "Chicca", prezioso ed elegante è stato pensato come punta di diamante per chiudere una gamma di vini straordinaria. Latifa introduce in questo blend anche il petit verdot e l'affinamento nelle barrique di prima generazione, afferma che è stato il suo vino a scegliere quest'ultime e non lei. Dopo varie prove e come ogni produttore che si rispetti ha cresciuto questo vino saltando le annate che non le hanno dato soddisfazione e curando ogni dettaglio per avere indietro questo nettare di color rubino intenso, un'imponente struttura degna di portare con orgoglio il titolo di questa appellation. All'olfatto profumi di frutta nera, potpourri, spezie e tostatura: il naso è inebriato dai profumi di mora matura e dal ribes nero, arricchito da note di pepe rosa ed un vegetale elegante di sottobosco, arrivano in finale le note tostate e di tabacco. Una complessità confermata al palato con un sorso avvolgente, dove durezze e morbidezze si mescolano creando una bella armonia in bocca. Un finale lungo come la memoria di questo calice affascinante. Se desiderate bere un Haut Médoc senza sacrificare il vostro conto in banca, questo è il vino giusto!
Spero aver sollecitato la vostra curiosità di assaggiare questi vini, prometto (parolona ma me la sento tranquillamente di scriverla) di darvi e darmi il piacere di assaggiare presto insieme questi vini, attraverso i quali conoscerete una grande Vingneron... e chissà, magari sarà proprio lei a raccontarsi a voi brindando con un bel Médoc!
Nel frattempo Santé Amici e a presto con la scoperta di nuovi vini dal mondo.
Comments